UROBORO

Io sono tua- un filo rosso. Tu sei mio- un filo blu. Andiamo intrecciati come vene Senza più poterci divaricare.   Iniziare migliaia di storie E non trovare un finale clemente, Conoscere la fuga a menadito E raccoglierne i resti col pane.   Soffrire strizzati in un corsetto, Ammettere senza ingoiare, Respingere senza scartare, Annichilirsi
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Stasera è tornata

Stasera è tornata. Dallo stomaco è salita al cuore, lieve tra costa e polmone, ad incontrare il punto in cui la frattura si compone, in cui costeggio sulla soglia il tempo nuovo – altro da ieri e da domani, quando tu amara non c’eri.   Stasera è tornata. Dallo stomaco è salita al cuore, lieve
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Il Tempo non esiste…non vedi dove siamo?     un mondo adimensionale.     Il Tempo non esiste, vieni via con me.       Dove?     Verso l’orizzonte, ma non quello terrestre, no.   Correremo sull’orizzonte degli eventi ci deformeremo, comprimeremo e coincideremo, In un unico ammasso di materia. Passeremo solo pochi secondi
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Soli

Avremo altri tramonti, altri occhi, orizzonti.   Avremo strade da attraversare. Aiuole Da calpestare.   Avremo citofoni a cui sussurrare E l’ascensore Che sale che sale.   Avremo portoni e gambe tremanti. Cioccolatini, fiori, diamanti.   Avremo tutto e non avremo niente, solitudini immerse tra la gente.   Pelllegrino Gillo Foto di Emanuele Bencivenga

Una virgola di cielo

risveglio addormentato di pigri echi nella città piena di umide parole, inciampo in una pozzanghera di essenza umida di esistenza, sceso alla fermata del treno sbagliato, seguo il respiro di una cupa distrazione, rivolgo il mio sguardo verso l’inattingibile orizzonte e i miei pensieri nuotano in una nuvola a forma di cuore e di pietrificata
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La Linea Sottile

Per mia fortuna, ho sempre abitato vicino al mare. Da quando ho memoria, il primo pensiero del mattino è sempre stato quello di scendere al porto. Superavo i banchi dei mercanti e le casse dei pescatori, non guardavo neanche dove mettevo i piedi. Dovevo solo raggiungere il molo e osservarla. Non avrei mai saputo immaginare
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Mare nostrum

L’aria che passa, la finestra aperta, l’occhio si abitua al riflesso dell’acqua. La marea bassa schiuma sulla terra sommersa appena da nuova laguna. Luce diffusa, prima mattina, alba, la stasi di bonaccia, vele al sole. Ti vuole a casa il mare in calma piatta, al tepore del molo, al vecchio porto. Quando il sartiame è
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