C’è una sacra spontaneità nella metamorfosi umana, nel momento in cui riesci a percepirti dall’esterno, nel movimento delle tue mani quando indicano la persona che eri, quasi a dire accetta il cambiamento che vuoi essere, tendi al tuo limite, governa il tuo infinito. Come Antigone quando scelse il suo posto nel mondo, o come il linguaggio, l’invenzione umana più straordinaria, che cambia nel tempo, nelle società e crea la storia. J. Barnes ne “Il senso di una fine” scrive che la vita non è solo addizione o sottrazione di eventi, ma anche accumulo, vita che si aggiunge ad altra vita. E in questa frazione, se il denominatore che ci divide cresce all’infinito, la promessa è di correre più veloce perché l’infinito siamo noi al numeratore e non siamo altro che il risultato della nostra corsa. Governa il tuo infinito e il limite sarà finito.
Editoriale – Un giorno, domani.
