Un ricordo d’infanzia, o forse solo un sogno

Stavo camminando accanto a mio padre, di questo sono certo. Forse ci tenevamo per mano, ma ne dubito. Il buio era calato all’improvviso, in maniera precoce, senza crepuscolo, e ogni pianta, ogni foglia, si era tinta di cupo. Procedevamo assieme, fianco a fianco, come se stessimo cercando qualcosa di importante, muovendo i passi sull’erba pregna di rugiada, e io avevo il timore che i cancelli del parco potessero chiudersi da un momento all’altro, escludendoci per sempre dal reale. Perché ormai si era fatto tardi, troppo tardi, e non volevo passare la notte rinchiuso in quel luogo ormai così diverso rispetto a quando il sole indorava ogni tronco d’albero e accentuava il giallo e il verde delle chiome e delle siepi.

Sino a poco prima, i pavoni scorrazzavano liberi, sprigionando le loro code maestose, variopinte. Ma adesso i pavoni erano scomparsi. C’eravamo solo io e mio padre, immersi nella luce bianchiccia dei lampioni.

Giungemmo sulla riva di un laghetto, e io mi accorsi che, sulla superficie di quelle acque calme, fluttuava qualcosa. Era un corpo. Un corpo nero. Mi sforzai di aprire gli occhi, di mettere a fuoco, capire.

Quella che doveva essere stata un’anatra, adesso galleggiava nel laghetto. Le ali piumate aderivano al corpo, e la luce dei lampioni brillava sulla sua schiena, formando sulla sua gobba una striscia splendente. Ma la testa non c’era più, e il collo mozzato di netto lasciava intravedere la carne rossa, sanguigna, che si stringeva attorno al bianco dell’osso della colonna vertebrale. E al posto della testa, quel tubo surreale, privo di vita.

Suppongo che mio padre, a quel punto, mi afferrò la mano e mi trascinò fuori dai cancelli del parco. Non lo ricordo. Ma una parte di me, tuttora, si trova ancora laggiù, sulle rive di quel laghetto mortifero, davanti a quel corpo mutilato, a quel corpo inconcepibile.

Forse non è mai accaduto. Forse è solo un incubo infantile. Ma lo ricordo bene, e i ricordi non sono mai abbastanza.

 

Davide De Maria

Foto di Mario Battaglia

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