Intervista a Rainone Andrea

Come immaginavi Manchester prima del tuo arrivo?

Quando sono arrivato, nel giugno 2016, ero invaso da mille emozioni contrastanti. Manchester l’ho sempre sognata com’è: una città della rivoluzione industriale, accogliente con lo straniero, ordinata e ben organizzata. Il lavoro è il pilastro della città. Pertanto, difficilmente si può immaginare una città diversa.

Le tue aspettative si sono avverate?

Non sono partito per migliorare le mie condizioni lavorative ed economiche, l’unica mia aspettativa era ed è quella di rimanere accanto a mia moglie che lavora e vive da più tempo a Manchester. Le mie aspettative professionali, la conoscenza della lingua, il riconoscimento dei miei titoli universitari, costruire nuove relazioni, non si sono ancora avverate stanno migliorando nel tempo. Conosco molti mancuniani, la conoscenza dell’inglese è migliorata e i miei titoli accademici sono stati riconosciuti da un ente ufficiale.

Quali sono state le tue speranze durante il viaggio di andata?

Quando sono partito ho dovuto gestire l’entusiasmo, la curiosità e le preoccupazioni. Durante il viaggio di andata non vedevo l’ora di abbracciare mia moglie. La mia famiglia, i miei amici e la mia città ogni tanto invadevano la mia testa e il mio sorriso si annebbiava. Per questo motivo non avevo speranze ma sentivo solo delle sensazioni che brutalmente irrompevano.

Quali sono le tue sensazioni/emozioni quando torni in Italia?

Quando torno in Italia mi sento triste, arrabbiato e afflitto. L’Italia è un gran bel Paese dove puoi trovare il mare, la montagna, il bel tempo e del buon cibo. L’unica cosa che manca è il senso civico, la gentilezza, l’accoglienza, il rispetto per l’altro e per il lavoratore. Ci lamentiamo dei politici che rubano e appena ci giriamo dall’altra parte ci accorgiamo di aver rubato sentendoci furbi. Potrei racchiudere questo pensiero con una citazione di De Andrè: “Il quinto dice non devi rubare e forse io l’ho rispettato vuotando, in silenzio, le tasche già gonfie di quelli che avevan rubato”

Il viaggio per te è stato simbolo di cosa?

A scuola rimanevo molto tempo a guardare delle foto in bianco in nero d’italiani che abbandonavano il loro Paese per trovare fortuna nel Nuovo Mondo, guardando e riguardando quelle foto mi chiedevo: “chissà a cosa pensano?”. Ora nel mio piccolo posso capire le mille difficoltà che si vivono lasciando il proprio mondo, le proprie sicurezze e la propria quotidianità. Per me, il viaggio è il desiderio di vivere in un’unica vita la possibilità di morire per poi rinascere più forte e, a volte, più saggio.

Cosa vorresti dire a chi arriva oggi a Manchester?

Il simbolo della città è un’ape operaia. L’ape operaia lavora molto, vola di fiore in fiore, è ordinata, solidale e rispetta il suo ruolo. Provate a volare diversamente e provate a cercare altri fiori ma senza calpestare gli altri. Imparate da loro per poi volare diversamente. Imparate la danza delle api per comprenderle, cercate il lavoro dal vostro alveare per poi lasciarlo. Venire a Manchester senza nessun lavoro, può comportare molti rischi. Studiate, leggete e cercate il lavoro prima di arrivare per abbattere tutte le burocrazie inglesi.

Quali caratteristiche o tradizioni di Manchester porteresti in Italia?

Non porterei nessuna tradizione inglese in Italia, ritengo che ogni paese ha la propria storia e le proprie tradizioni. Porterei la gentilezza, l’educazione degli inglesi. In ogni frase c’è sempre un Please,c’è sempre Thanks,c’è sempre unSorry, in ogni fila c’è sempre un ordine, in ogni parcheggio riservato ai disabili c’è sempre una persona con una disabilità, in ogni sguardo spesso c’è un sorriso: gesti e parole semplici che migliorano la vita a tutti.

Cosa ti ha colpito di più appena sei arrivato?

I musei gratuiti.

Ci sono stati degli episodi in cui hai avvertito un forte pregiudizio all’estero?

Ho lavorato con degli italiani e credo che quegli italiani siano stati i peggiori compagni di lavoro. Ho sentito in quel gruppo molti giudizi negativi nei confronti degli inglesi e di altre persone che erano di altri paesi. Invece, gli inglesi che ho incontrato sono sempre stati accoglienti e comprensivi nei miei confronti.

Cosa vuol dire per te integrazione?

Nessuno deve integrare nessuno, nessuno può integrare nessuno. Le persone possono costruire un ambiente accogliente e muoversi uno verso l’altro per trovare un punto d’incontro. Solo così potranno costruire un percorso comune. C’è chi continua a camminare e chi preferisce prendere un’altra strada. Guardando la situazione attuale credo che la vera integrazione può esistere grazie ai matrimoni misti.

Ripartiresti?

il mio modo di vedere l’Italia è cambiato negativamente, ma affronterei di nuovo questo lungo percorso per poter condividere ogni istante del mio tempo con mia moglie.

Dove ti vedi tra 10 anni?

In Italia con molti amici in più che hanno condiviso con me questa bellissima esperienza.

 

 

Andrea Rainone

Foto dal web

 

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