Diremo che non avevamo capito nulla della storia dei muri e delle barriere artificiali che ci separano. Torneremo a ricordare gli ostacoli che ci coprono l’orizzonte e ci ritroveremo ancora con le colonne d’Ercole e l’errata convinzione che da lì in poi, non plus ultra. Proveremo di nuovo a fermare il mare, le persone e i flussi migratori, ma i confini sono labili, artificiali e non reggono l’impatto del passaggio umano. Ne abbiamo visti già di perimetri blindati, ma non basterà un reticolato a fermare i nostri passi: siamo tutti migranti. Cerchiamo un approdo, un porto sicuro in cui nessun muro creerà più esistenze al margine. La sete di vedere oltre il nostro orizzonte mette in discussione i nostri confini, quelli ideali, geografici e culturali. La voglia di spingerci oltre i limiti è la prerogativa stessa del superamento del confine che limita le nostre possibilità.
Editoriale_Cercai la dogana. Non c’era.
