Come ogni mercoledì Luca si reca in stazione per andare in città. Sul treno lo attende il solito posto vicino al finestrino. Si siede e inizia a leggere un libro che tiene da troppo tempo nel suo zaino. Dopo una breve lettura, la sua attenzione è catturata dai paesaggi che scorrono dietro il vetro di quel vecchio vagone. Li osserva scorrere così velocemente da non distinguerne più i confini. Si addormenta. Quando si sveglia il treno è giunto a destinazione già da un po’. Scende, si gira una sigaretta e cammina. Nella testa ora ha soltanto l’immagine di quei paesaggi senza confini: così confusi da non riuscirne a notare le principali caratteristiche, da non poter apprezzare la loro unicità. Arriva al bar e ordina un caffè. Nell’ attesa, nota un gruppetto di ragazze sedute ad un tavolo, tutte molto simili tra loro. Quando si rende conto di fissarle, di colpo distoglie lo sguardo, ma ben presto torna su di loro, di nuovo si gira e di nuovo le guarda. Tutto ciò sempre con più velocità come se quelle ragazze diventassero i paesaggi visti sul treno. Ma solo con una incrocia lo sguardo. Lei rimane nitidamente impressa nella sua mente. Ha ben chiari i suoi confini. La ragazza occhicielo aveva un senso in ciò che era nato dentro ai muri suoi. Pensava alla bellezza e alla fortuna di averli, al coraggio e alla fatica per non farli abbattere. Ordinò un altro caffè. Nei mercoledì successivi Luca non rivide più quella ragazza. Ma ora aveva ancor più convinzione nel marcare i suoi di confini; si ripromise di essere, come lei, fotogramma in mezzo a linee di orizzonte.