Hai trovato il tuo percorso?
Tento di ascoltare le sue parole ma alla fine non serve, lei si mostra per quello che è senza usare altro, i suoi occhi affondano dolci e tremendi contro il mio petto, poi si alzano a guardare la mia faccia, sfatta e piena di fragili rughe.
Scava forte, cosa cerchi?
Ci sono due tipi di pensatori a riguardo, chi crede che sia già tutto scritto e si lascia trasportare dagli eventi e chi crede che quegli eventi possano essere piegati e cambiati a proprio piacimento.
Tu a cosa credi?
Tu cosa vedi?
Indicami quello che vuoi e io resterò a guardare il dito che il tuo braccio teso tiene attaccato in punta, alla fine di tutto.
Lasciami stupido, non indicarmi la mia strada, non indicarmi la giusta direzione ma lasciami attraversare la tua strada.
Siamo asfaltati entrambi allo stesso modo.
Siamo corsie della stessa carreggiata, parallele e contigue, che ancora non traguardano la fine.
Hai trovato la chiave a tutto ciò?
No.
Lei ride, abbassa un attimo lo sguardo e poi torna a far male, di quel male che carne a carne diventa bene.
Tieniti forte se curva la questione, se curva la nostra unica intenzione. Tu continua a viaggiare, ad aggiungere centimetri e stare lontano dalla logica soluzione.
Hai trovato il tuo percorso?
Lo ripete e i suoi occhi adesso sono colla, aspra e profumata, violenta e nutriente, che mi tiene attaccato nel punto migliore della parabola che compie l’amore.
Nessuno scarto, nessuna sbavatura a tradire la traiettoria.
Tutto accelera e si dilata.
Allungo la mano a raggiungere la nostra simmetria, specchio che azzera inizio e fine.
Il campo visivo che prende fuoco.
Il fuoco che si espande ma non riesce a stare al passo.
Cellule a reattore, l’energia atomica che a vedermi si vuole solo che vergognare, la via Lattea che tenta l’estinzione. Unico eco di luce che vale la pena assorbire.
E poi…
E poi il silenzio.
Buio.
Inutile fermarsi a pensare.
Dal buio, lei mi sussurra, “siamo la strada ancora da affrontare”.
Massimiliano Gasbarra
Foto di Marta Serratore