Sangue del mio sangue, a me come sei giunto
se non per oasi di pietra e filo spinato
un eco raccolto nel cavo di mano,
un giunco flessuoso di tiepida carne
un guscio di noce su un tempo d’eterno
Arrivi in un dedalo stanco di geni intricati.
Come puoi giungere a me
se non per astrali scompigli
Nel silenzio di ventre ingrossato
schizzato in un sogno distratto
non ti trattengo se non vuoi restare
ti lascio svanire in un moto a spirale.
Come vuoi giungere a me?
in una tempesta di vento scirocco
in un panico assalto di trame
che annodano nomi e cognomi
ti scelgo se mi hai perdonato
ti accolgo per mia convinzione.
E poi finalmente ti sei giunto a me
Eri la fune che stringe la vita
un laccio vermiglio di seta e cotone
e dentro ci passa un unico umore
di pane ed aceto, d’istinto ferino
magia ancestrale, sangue e mite ferita.
E poi ti sei unito in un nuovo silenzio
gemito di prima di noi, del mondo
pungolo elettrico e motrice divina
ci siamo scelti in un antico presente
Un palpito oscuro sulla rosa dei venti
E ossa e fame d’amore al netto di senso.
Serrata in un pugno la vita
Non pensavo fosse così luminosa
Nel sangue ne ascolto l’annuncio
Nel tenero d’erba ne tengo memoria
Ad un passo dall’estasi di vincere solita
Il mio dolce ed ipnotico presagio di morte.

Francesca Castro
Foto dal web