“Se potessi esprimerlo con le parole non
ci sarebbe nessuna ragione per dipingerlo”
(E.Hopper)
Si sta in silenzio perché non si vuole o non si può parlare.
Perché già si è detto tutto o perché si vuole dire molto ma non si trovano le parole.
Ma cos’è il silenzio?
Il silenzio è una pausa, una riflessione, una parte del discorso, il famoso punto che troviamo alla fine di una frase.
Il silenzio, forma di linguaggio universale, può avere molti significati: attesa, tristezza, concentrazione e tanti altri in contesti diversi.
Spesso si può stare in silenzio perché non esistono nemmeno le parole e allora ci si deve rifugiare nei linguaggi universali: la musica e l’arte.
Immaginate di trovarvi in una grande città che di giorno è caotica ma vuota di notte.
“Nighthawks”, conosciuta in Italia con il nome “I nottambuli”, è l’opera più famosa di Edward Hopper (1882-1967).
Fu eseguita nel 1942 con la tecnica dell’olio su tela, le sue dimensioni sono di 84×152,5 cm ed è custodita presso L’Art Institute of Chicago, che ne entrò in possesso a pochi mesi dal compimento.
La particolarità di Hopper è quella di rappresentare scene sulla quotidianità di persone che vivono in solitudine nell’ America degli anni Quaranta.
Infatti, Hopper viene considerato il massimo esponente dell’arte razionalista americana.
“I nottambuli” rappresenta una normale scena che vede protagoniste tre persone sedute in un bar assieme al barista, probabilmente a New York, ma potrebbe essere qualsiasi città, poco forse importa.
Hopper ci mostra il bar visto da fuori grazie a delle pareti di vetro.
Per i ritratti dei tre uomini Hopper ha preso spunto da se stesso, invece, per il ritratto della donna da sua moglie.
Tra i personaggi non c’è comunicazione, né tra di loro né con l’osservatore che guarda dall’esterno il bar. I personaggi rimangono in silenzio, addirittura un uomo dà le spalle all’osservatore. Hopper aggiunge una luce al neon per sottolineare ancora di più la situazione piatta e quasi metafisica. Nei pressi del bar si vede un negozio chiuso e, tutto attorno, la città deserta e silenziosa.
Gianmarco Galieti
Foto dal web