Si agitano nell’aria

Il nonno materno pugliese, commerciante di tessuti che conosceva il greco, l’altro umbro, ingegnere ferroviario sempre in viaggio e la bucolica nonna materna che viveva sulle montagne. Poi la guerra e il ritrovarsi in una città che doveva essere un rifugio, ma che fu solo tragedia; è nelle grotte che si incontrarono, dove l’altra nonna, nativa del posto, assisteva le partorienti. Quando la guerra finì diventarono dirimpettai di casa e i miei genitori crebbero insieme. Una bella mescolanza di culture che quando sei bambina non comprendi. Avrei dovuto imparare a conoscerle con pazienza e gratitudine, invece ero egoisticamente famelica di rispondere ai miei perché. Di capire. Io volevo capire le mie origini a tutti i costi, perché sono loro a rivelarci chi siamo – così avevo sentito dire a scuola. E invece il silenzio. A casa mia non si parlava nessun dialetto, non c’erano dei dolci tradizionali o dei piatti tipici, usanze particolari e cose simili; lo ricordo come un profondo e infantile dolore. Perciò ho voluto cercare le origini dell’umanità intera: per capriccio e tormento. Ho studiato ossessivamente la storia, la letteratura, i simbolismi dell’arte. Come un esploratore rientravo alle mura domestiche solo di notte e inseguivo il sole negli altri paesi vicini o lontani, pieni di antichità e di quelle che per me erano attrattive. In questo modo sentivo sfamata la mia ingordigia. Poi la luce. Un luogo tra tutti mi rapì l’anima, ne imparai il dialetto, faticosamente, ma felicemente e così anch’io nidificai. Era l’estasi: sentirsi a casa finalmente, sentirsi appartenere. Cancellare tutto e ricominciare. Radicarsi. Ero seduta in giardino e sentii la mia mano affondare nel terriccio; fu un attimo. Allora ho capito. Allora capii i miei nonni. Le radici non si fissano nell’oscurità, strette e possenti, legate caparbiamente e stupidamente all’ombrosa terra. Le radici si agitano nell’aria. E scelgono fin dove spingersi. Quelle più audaci e passionali vibrano, oscillano e tendono, libere di navigare nell’azzurrità; è una lotta continua per conquistare il proprio pezzo di cielo.

Giorgia Pellorca

Foto: Alessandro Comandini

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