Cara Sonda Cassini, te ne sei andata venti anni fa, proprio sul più bello. Hai preso il volo quando ancora piangevamo Madre Teresa santasubito e Lady D santasubito anche lei; mentre salutavamo gli anni novanta con l’ansietta per il Millennium Bug, tu eri in giro per asteroidi. Qui un ragazzo, Carlo Giuliani, è stato ucciso, e un paio di mesi dopo due grattacieli sono caduti e con quella tutte le nostre certezze. E tu che facevi? Te ne andavi su Giove. Eri sempre impegnata nella tua ricerca scientifica mentre tutti pronunciavano le parole SARS e Darfur, sapendone poco dell’una e meno dell’altro. Studiavi Titano mentre l’IPhone cambiava il nostro modo di comunicare, ricevevi la bella notizia di poter continuare la tua missione mentre Michael Jackson se ne tornava al suo pianeta (a proposito, lo hai visto?); rilevavi acqua su Encelado mentre quella del Mediterraneo si prendeva la Concordia e la disperazione di migliaia di migranti. Abbiamo detto di essere Charlie, abbiamo pianto il Duca Bianco, abbiamo visto la paura di conoscere nuovi mondi crescere dentro di noi. E adesso che sei alla fine della tua missione, e ti stai tuffando negli anelli di Saturno, hai ancora un pensiero per il Pianeta da cui sei partita? Li vedi i test dei missili nucleari coreani o ti volti dall’altra parte? Ground control to Sonda Cassini, qui ci mettiamo le camicie a quadri come venti anni fa ma le stelle sono diverse, e forse è meglio fare come fai tu, che continui a fotografare lo spazio e che sulla Terra non ci torni più.
di Serena Ciriello
Foto: Rinko Kawauchi