“E pur mi giova la ricordanza”

Se dovessi scegliere una parola che racchiuda in sé l’essenza della poesia di Giacomo Leopardi, sceglierei un verbo: Rimembrare. Lo sceglierei io, ma forse lo aveva già scelto lui, Giacomo, quando in una pagina del suo Zibaldone scrisse: «La rimembranza è essenziale e principale nel sentimento poetico, se non altro perché il presente, qual ch’egli sia, non può esser poetico; e il poetico, in esso o in altro modo, si trova sempre consistere nel lontano, nell’indefinito, nel vago (Recanati, 14 dicembre 1828)». La rimembranza, frutto dell’atto del ricordare, del rimembrare, è la fonte a cui attinge a piene mani Leopardi poeta per alimentare quel serbatoio di illusioni vaste e indefinite che prendono forma attraverso i suoi versi. Bisogna guardare alle singole parole dei suoi Canti e saper riconoscergli il giusto peso, soprattutto quando i manoscritti dell’autore testimoniano un certosino lavoro sui testi che permette a noi oggi di vedere come Leopardi lavorava, il modo in cui correggeva una parola con un’altra, la scelta minuziosa dei singoli termini. La pagina del “Quaderno napoletano”, oggi alla Biblioteca Nazionale di Napoli, in cui è scritta Alla luna parla meglio di qualsiasi nostra spiegazione: è una bella copia con interventi di vario tipo, a partire dal titolo. Inizialmente Leopardi aveva scritto al centro della pagina “La Luna”, successivamente, con la stessa penna, ha corretto il titolo originario in “La Luna o la Ricordanza” ed infine ha corretto di nuovo, con una penna d’altro inchiostro, con “La Ricordanza”, parola chiave, soppesata tenendo sull’altro piatto della bilancia quel tema che tanto aveva caro. Così come nelll’incipit di A Silvia il “Silvia, sovvienti ancora” sarà cambiato in “Silvia, rammenti ancora” ed infine in “Silvia, rimembri ancora”. Guardare a come Leopardi correggeva i suoi capolavori, oggi, attraverso i suoi manoscritti, ci permette di avere il privilegio di guardare a quella che era la sua scrivania, di vedere come sono nate le sue opere, si seguire il tracciato del suo pensiero e della sua fatica. Oggi, dopo quasi due secoli.

Veronica Della Vecchia

Foto: opera di Maria Wingley

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