“Era l’estate del 1995” somiglia quasi all’incipit di Dirty Dancing, o a una canzone di Battiato, in ogni caso l’operazione amarcord riesce benissimo se pensiamo che venti anni fa ci trovavamo di fronte un’altra era, quella pre-digitale. Proprio quell’estate, in allegato al noto e diffusissimo fumetto Topolino, usciva il primo pezzo di Topowind. Un sofisticatissimo dispositivo col quale era possibile misurare la velocità del vento. Il funzionamento era semplice e geniale: una volta fissato al manubrio di una bicicletta si cominciava a pedalare, sempre più velocemente facendo sì che il vento, colpendo le grandi pale a forma di orecchie di topo, sollevasse delle braccia collegate ad un anello che scorreva su una scala graduata, sulla quale si leggeva il valore della velocità. Più si correva, più le pale giravano, più l’anello si sollevava. Ogni settimana eravamo ansiosi di ricevere il pezzo successivo, e così settimana dopo settimana, edizione dopo edizione, piano piano costruivamo quel gadget che per noi ragazzini aveva dell’incredibile. L’operazione di marketing faceva sì che servissero proprio tutti i componenti per completarlo, ed il fumetto non riusciva a sedare la trepidante attesa, venendo divorato in pochissime ore. Una volta ricevuti tutti i pezzi, era comune vedere frotte di biciclette munite di questa tecnologica diavoleria, scorrazzare per le strade del quartiere ancora sgombre dalle automobili. Oggi siamo abituati ad avere tutto e subito, magari con pochi click su Amazon, e sempre più spesso ci confrontiamo con degli schermi interattivi; invece la storia di Topowind ci parla di attesa, di costanza, di montaggio seguendo le istruzioni, senza tutorial su Youtube, senza leggere le recensioni. Ed insieme al gadget si costruivano esperienze, relazioni sociali e la stima del valore. Valore conquistato con il tempo impiegato ad aspettare, ad immaginare, a pregustare l’oggetto finito, montato, pronto da sperimentare. Oggi non ci sono più ragazzi a scorrazzare per il quartiere e questa sembra proprio una storia di altri tempi nella società in cui viviamo. Topowind rimane un’esperienza irripetibile, visto che una qualsiasi redazione non darebbe per scontata una bicicletta o la costanza nell’attendere il pezzo successivo.
Francesco Buonincontro