IN.COMUNICARE: che succede, amico?

Non fa notizia un cane che morde un uomo ma un uomo che morde un cane: primo comandamento nel mondo del giornalismo.
Notizie che destano clamore, persistono, fanno dei giri immensi e poi tornano, questo è ciò che ci passa il tg e il classico quotidiano, per quei pochi sopravvissuti, secondo le statistiche, che ancora praticano quest’ultimo rituale in via d’estinzione. Queste sono pillole di verità, per alcuni: se l’ha detto l’amica televisione è così.
I media, a modo loro e anche a modo nostro nel caso dei siti social, ci costruiscono una casa intorno con tanti mattoncini-informazione per rassicurarci o meglio per terrorizzarci: danno la sensazione di un sapere condiviso che riflette ciò che accade ma pongono l’accento su temi particolari. I più gettonati e in voga sono: l’immigrazione con la percezione del sovraffollamento dei nostri spazi, il terrorismo che solitamente viene da una cultura diversa, inutile da conoscere ma che potenzialmente minaccia indistintamente tutti e i fatti di cronaca nera, attribuiti o a stranieri oppure a qualcuno di insospettabile. All’occorrenza si ripesca il tema dal dimenticatoio e i media si copiano, magari gli danno un taglio diverso in base agli interessi dei proprietari della testata giornalistica, qualcosa la omettono e qualcosa si enfatizza per rendere la notizia interessante.
Così ci ritroviamo a parlare di Trump o dell’ultima partita di calcio davanti a un caffè, in base al piatto offerto dal menù fisso della catena di ristoranti: i media. Momenti che creano socialità, discussione e dibattito ma in qualche modo indotti dalla radio, dalla tv, dalla carta stampata che parlano attraverso i nuovi attori sociali: il vip, la conduttrice o il musicista del momento.
Si segue così a tratti un’agenda setting delle priorità decisa da altri, qualcuno sostiene che ci distolgono da altri temi più importanti. Il ruolo del giornalista watchdog (che abbaia ad un potere superiore per sorvegliarlo anche, in qualche modo) viene abbandonato per essere sostituito da una specie di manutentore della società che cerca di ripristinare determinate relazioni tra poteri e cittadino: della serie “can che abbaia non morde”. La diversità di opinioni è l’unico modo per sviluppare un pensiero proprio, l’importante è non fermarsi alla prima con la presunzione di sapere tutto.

Martina Sciotti

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