I nonluoghi metropolitani

Asterione parlando della sua casa con tanti corridoi e cortili, descrivendo le sue abitudini, fa ciò che farebbe chiunque raccontando della propria quotidianità: Asterione è il padrone di casa del più conosciuto labirinto del mondo. Marc Augé, nella nostra società surmoderna, individua una tipologia nuova dei labirinti, luoghi intricati, di smarrimento: i nonluoghi.

Un centro commerciale, un’autostrada, una sala d’attesa, un parco a tema, un outlet sono ambienti comuni: sistemi impostati per noi, con un percorso strutturato, un contratto implicitamente sottoscritto (un biglietto obliterato o un carrello della spesa) e determinano incroci di traiettorie di vita. Questi labirinti metropolitani, con panchine e segnaletica monumentale, richiamano modelli e icone, rendono familiari e accoglienti quei luoghi senza degrado né un passato da raccontare, vivendo nel presente rassicurano e lasciano trapelare l’impronta umana.
Un tale spazio postmoderno offre percorsi di consumo, catturando l’attenzione del passante grazie alla spettacolarizzazione della merce, diventa un amplificatore sociale dell’immaginario collettivo con precisi schemi. In questo labirinto odierno, il consumo è una nuova modalità di costruzione dell’identità e il corpo una vetrina per lo scambio di informazioni.

Il rischio, nel labirinto, è rincorrere ombre nella mitica caverna, vane chimere suscitate dallo spirito consumistico che ci spinge a inseguire un’apparenza che non soddisfa la nostra ricerca identitaria.

Martina Sciotti

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