Di certe strade sommerse

Mi è sempre piaciuto il mare, l’ho sempre trovato riservato. Le sue strade non si vedono a occhio nudo: niente code, ingorghi, ritardi, incidenti, è tutto celato, anche le sue destinazioni. Noi gli abbiamo attribuito itinerari e li abbiamo intrapresi, affidandoci prima alla superstizione delle maree e ai capricci delle bussole, poi ai radar, ai GPS, strumenti che ci sollevano dal confrontarci con quelle dannate cartine, ma sempre di superstizione si tratta, è un atto di fede verso qualcosa che non viene da te. Io lo so, ho fatto il pescatore, così come so che le nostre barche, i nostri tragitti, sono solo un orpello sulla sua superficie; lui si sviluppa in profondità, è nell’abisso la sua vita. Ho sempre più fatto attenzione ai suoi movimenti dissimulatori che al carico delle nostre reti e non gli ho mai chiesto scusa per quello che gli stavo sottraendo, mi sono sempre giustificato considerandomi come una specie di agente atmosferico che interferiva su quella quotidianità coperta d’acqua. Ne ho pescati di persici e in quel loro morire isterico mi sono sempre chiesto quale destinazione avessi cancellato. Ora non rubo più nulla dalle sue strade sommerse, vado solo a pesca di fibre ottiche, dice che ce ne sono a centinaia là sotto e che si estendono per migliaia di chilometri, uniscono continenti. Lo dice questa grossa compagnia per cui lavoro e che ci paga per stallare in questa chiatta buttata in mezzo all’oceano per riparare guasti alla fibra, garantendo la puntualità di un click a quelli sulla terraferma.

Mi immagino la luminosità artificiale di queste strade di cavi subacquei sfilare a fianco della bioluminosità dei pesci luna. Migrazioni ittiche e transumanze informatiche nello stesso oblio bagnato. E io, qua sopra, tra la ricerca di un dissesto in una strada immobile e inabissata che fa muovere così velocemente il mondo, e i giorni lenti che mi spingono alla non sempre opportuna disciplina del pensare.

Un mio ritardo e il mondo intero si ferma, vale la pesca di un persico.

 

Luca Giommoni

Foto di Julia Baier

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