I ricordi, spesso ci passano davanti, mentre noi siamo distratti. Spesso, al contrario, vogliamo ricordare come siamo arrivati a determinate situazioni, nel bene e nel male, e iniziamo a cercare nei cassetti per trovare diari, quaderni o semplicemente fogli sparsi. Per lungo tempo chiusi, abbandonati e forse anche dimenticati sotto la presenza della polvere, che si annida sui nostri ricordi materiali, ci rendiamo conto del tempo trascorso. Così come il viso ha le rughe, per il tempo passato, tra una risata e un pianto, così i ricordi possiedono la polvere.
La polvere è una velatura paragonabile più in grande alla nebbia che avvolge la città, mostrando e cose più distanti, senza farci vedere tutto. Monet, una volta ricevuta l’autorizzazione a dipingere all’interno della Gare Saint-Lazare, subito si precipitò allo scalo ferroviario dove realizzò una dozzina di opere, tra cui la più importante è un olio su tela, dalle dimensioni di 75×105 cm, che prende il nome dall’omonima stazione.
Monet decise di immergersi nel mondo moderno, raffigurando paesaggi urbani. L’opera nello specifico rappresenta, una locomotiva che sta per entrare in stazione. L’artista non ritrae la ferrovia come simbolo di modernità e progresso, né nutre alcun interesse per gli sconvolgimenti sociali che la diffusione della strada ferrata ha prodotto. Lo sguardo del pittore è tutto rivolto alla perfezione delle variazioni atmosferiche e degli effetti del vapore grazie alla tonalità di viola, progressivamente sporcata di giallo, di rosa e di azzurro.
Gianmarco Galieti
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