Sicuramente Alex non avrebbe notato, sul cofano della sua macchina e perfettamente mimetizzato, un gatto, se la bestia non fosse balzato a terra e non avesse attraversato la strada con la velocità del fulmine. Il caldo generato dal motore, spento da poco, lo aveva sicuramente attratto, ma per quale motivo avesse lasciato quel piacere tiepido per una corsa infame verso l’altro lato della strada, restava nell’insondabile psiche dell’animale. Alex questi dubbi non li aveva avuti, preso com’era dai fazzolettini di carta che continuava a seminare sulle strisce pedonali cercando di togliersi dalle mani qualcosa di cui si era imbrattato e che lo infastidiva non poco visto il discorso a mezza bocca che stava tenendo con se stesso, pieno di bestemmie, scuotimenti di testa ed espressioni poco gentili.
Anche Giulia non avrebbe notato il gatto se non avesse raggiunto la finestra un attimo dopo che il portone del palazzo si era richiuso con un rimbombo cupo e maligno, facendo tremare la porta del suo appartamento e non solo quella. Più che raggiungere la finestra, Giulia si era trascinata fino a quello spiraglio di cielo grigio per avere la sensazione di qualcosa di ampio e meno soffocante. Il vetro semi appannato le aveva restituito un volto livido e tumefatto sul quale, l’unica nota vivace era una linea rossa tra il naso e il mento. Giù, nel mondo frenetico delle strade e delle macchine un gatto sta attraversando la strada, mentre l’uomo che sbatte i portoni va a raggiungere la sua automobile nera come la colpa per andare e poi tornare. Giulia lo sa. Non ha mai avuto fortuna con gli uomini e quando spera che vadano via, inesorabilmente ritornano.
Ettore ha fretta. Ha già superato due incroci con il semaforo che virava al rosso e non è suo costume, ma non è stato fortunato con una lente a contatto che non ne ha voluto sapere di appiccicarsi all’occhio, preferendo l’emozione di un viaggio iniziando dal foro del lavandino. Cercati e trovati gli occhiali di riserva scomodi e poco funzionali era partito a razzo e ora fila sulla solita strada che gli sembra più stretta e tortuosa del solito. Guarda davanti a sé con l’attenzione di un principiante, mani strette al volante, busto lontano dal sedile e sguardo fisso. Cazzo! Un gatto nero attraversa la traiettoria e Ettore vorrebbe inchiodare, ma è tardi e accelera e sfida quella bestia che lo fissa dal marciapiede.
Il colpo assomiglia a quello del portone e Giulia come al solito sobbalza. Laggiù, nel mondo frenetico delle strade e delle macchine qualcosa di immobile grava sul bianco e nero delle strisce. Ettore tasta i frantumi dei suoi occhiali. Giulia apre lentamente la finestra improvvisamente illuminata da un raggio di sole che si è fatto largo tra uno squarcio di azzurro e il tetto di un palazzo. Tra la gente che corre, un gatto nero, immobile, si passa la zampa destra dietro l’orecchio.
Claudio Leoni
Foto dal web