Pedro Jorghe Hernandez de Molina non aveva ancora deciso con esattezza il percorso che la sua vita avrebbe preso dopo quel martedì pieno di luce, di azzurro e denso vento marino. Non aveva ancora deciso se continuare a passare tutte le mattine che gli rimanevano, pregustando il resto del giorno davanti a una tazza di the bollente oppure eliminare tutti i vestiti dagli armadi, i libri dalla libreria e tutti i profumi, i saponi e le creme dalle mensole del bagno e magari lasciare per sempre quella casa. Ma soprattutto Pedro Jorghe non aveva deciso se valeva la pena di vivere ancora dopo che, a mezzogiorno in punto di quel martedì pieno di luce e di azzurro, Maria Estrella Gonzalez, sua moglie, lo aveva lasciato per sempre. Aveva rapidamente allontanato tutti quelli che lo frequentavano e a seguire il cinema, il teatro, la lettura, il mare, la musica, il buon cibo, le mostre d’arte, la passione politica, le piante del giardino e il cane, che in un impeto di buon senso aveva deciso di regalare.
Passava ormai le sue giornate davanti al grande specchio della camera da letto in attesa di un evento che gli si era presentato il giovedì dopo i funerali. L’immagine di Maria Estrella Gonzales che si pettinava i lunghi capelli era apparsa dentro lo specchio come era successo centinaia di volte durante la loro vita. Centinaia di volte si era vestita, spogliata, aveva riso, pianto, fatto l’amore davanti a quello specchio e ora bastava restare in paziente attesa per ritrovare qualche frammento di quelle immagini. Così pensava ininterrottamente Pedro Jorghe ogni volta che si accomodava davanti a quella lastra immacolata in attesa dell’epifania. Fino a quel giovedì mattina quando vestito di tutto punto si era seduto nella più elegante pasticceria della città e aveva ordinato una ricca colazione. Mentre aspettava il the sentì lo scricchiolio di un frammento di vetro che gli era rimasto attaccato sotto la scarpa. Sospirò, ma solo una volta. La colazione era sul tavolo.
Claudio Leoni
Foto di Lili Plasticienne