Riesci a spostarti?
È un gioco semplice.
Non è per nulla facile muoversi, soprattutto stando fermi.
Oggi va così, forse sto andando ma non so dove, sembra questo quello che vuole farmi capire.
Mi chiede da quale parte sto, io prontamente rispondo “nessuna”, allora mi chiede dove punto, quale è la mia direzione, io da vero fenomeno rispondo “tutte”.
Niente toglie fiato ai miei battiti quando la vedo, e pensarla è come viaggiare, miele e veleno nelle vene, idrogeno che incontra la sua scintilla, e io brillo invece di bruciare.
Sono appeso all’attesa, è genuino il resistere, il saper scegliere, dove possibile, quando stare fermo e quando ci si può muovere, senza correre, che correre comporta accelerare e accelerare adesso, in questo momento rovina tutta la questione.
Nessuna luce invade il vuoto che provo, quel buio fatto di silenzio e nessun buio spende luce contro i desideri. Mi spiega che nessuno vuole quello che vede e nessuno si accontenta di una sola posizione, ma tutti non si accorgono di stare fermi, nessuno si muove, nessuno viaggia mai veramente.
Mi chiede “cos’è il mare?”, “cosa la montagna?” mentre io resto a fissarla, poi continua, “e l’uomo?”, “cos’è davanti a tutto questo?”
Io sono pietra e quella pietra è nulla davanti ai colpi inflitti dalle sue domande. Si susseguono e sono capaci di rendere sterile e vano il mio libero arbitrio.
Pausa, poi tiro da tre e domanda finale, “hai mai viaggiato veramente?”
La domanda è come un esplodere in petto, un sentirsi decollare il cuore e spargersi oltre ogni cosa comune. È il viaggio per eccellenza, il “distrarsi atomico”, senza spostarsi di un misero centimetro.
Ci è riuscita, adesso IO sono il suo viaggio, in ogni singola molecola che compone il mio ridicolo organismo.
Resta a fissarmi e mi sussurra “confessati ciò che possiamo diventare, perché si viaggia anche stando fermi”.
Massimiliano Gasbarra
Foto di Theo Gosselin