Ascoltatelo, per Giove!

Illuminata dal mio stesso sole vorticosamente mi eviti. Volteggi assorta tra mille parole, gesti e pensieri. Mi muovo a fatica e infinitamente aspetto di voltarmi di nuovo verso di te per vederti vivere. Ti avvolgono mille colori, sfumature fresche di blu ti cingono i fianchi e uno scialle bianco ti protegge dal soffio dei miei desideri. Sei bella. Sei viva. Ti vorrebbero grigia e fumosa, quei parassiti che tu chiami figli, umani che succhiano la tua essenza e ti sfruttano. Fortunati, però. Ti sono accanto ogni giorno e godono delle tue pianure accoglienti e delle tue sinuose rocce. Li scuoti, a volte, cerchi di farli rinsavire con ondate di acqua dolce e spazzi via i loro progetti crudeli con impetuose folate di vento. Ti ascoltano e poi dimenticano. Non capisco come ci riesci ma li ami. Dai loro tutto ciò che ti chiedono, aspetti paziente di vederli crescere. Credo che li vorrei anch’io. Sono così tondo e goffo, grande e sgraziato. Potrebbero addolcire i miei contorni ruvidi, alleviare la pesantezza del mio essere sempre e solo arancione. Riuscirei, forse, anche ad amarli. Li sento invocarmi spesso, spero mi stiano chiamando o almeno cercando, ma poi non arriva nessuno fin quaggiù. “Per Giove, venite a prendermi!” Nel silenzio abissale di un universo senza fine, vorrei solo raggiungerti, dolce Terra, e condividere con te la vita.

di Elisabetta Fiorini

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