Arianna non conosce il silenzio. Da quando è nata il ruggito cupo del toro che batte il palazzo dalle mille stanze, non si è mai smorzato del tutto, così come il pianto delle vergini, le urla dei guerrieri, le parole del padre, la nenia delle vestali, i cenni eloquenti della madre.
Poi lui è arrivato. Più bello di un dio e più incosciente di un bambino. Le vele della nave sono nere come i suoi occhi e nello stesso istante in cui è sbarcato lei ha provato la furia del fuoco, la perdita del pudore e il terrore della morte. È corsa nelle sue stanze, ha strappato il filo dal telaio e spinta da una forza sovrumana è scesa al mare e glielo ha donato. Ed è una promessa. Teseo entra nel labirinto senza voltarsi indietro ad ascoltare le preghiere che lo incitano a desistere, né quelle che lo spingono ad andare, ma solo inebriato dal profumo di fanciulla che ora stringe tra le mani e che si diffonde per ogni misterioso corridoio. Verso quelle mani galoppa intanto il desiderio del Minotauro, ma in quella lana e nel disegno degli dei è scritta la sua fine
Una nuvola di vapore sanguigno e una folla acclamante accompagna l’eroe liberatore, a cui niente si può negare, mentre si avvia al porto tenendo Arianna per mano come una sposa. Per giorni e giorni i remi colpiscono l’acqua senza una pausa o un ripensamento e solo quello è il ritmo del navigare e della passione, fino all’isola dove ogni corpo può riposare mentre i sogni proseguono il viaggio.
Il sole brilla alto nel cielo quando la giovane, turbata dalla quiete assoluta apre gli occhi: nemmeno un alito di vento, nemmeno un accenno di risacca, nemmeno un eroe da consolare e la nave dalle vele nere lontana all’orizzonte e tutto intorno solo Assenza, Abbandono, Solitudine.
È la prima volta che Arianna conosce davvero il silenzio.
Claudio Leoni
Foto di Monica Toscani