L’Allegoria Della Fortuna

Gli uomini da sempre hanno cercato di trovare spiegazioni di fronte a ciò che succedeva e di giustificare gli eventi come se dietro ci fosse un responsabile. Si rivolgevano a figure sovrumane, le divinità, responsabili dei fenomeni atmosferici e di tutto quello che succedeva, comprese le scelte di ognuno, implorando positività.

Oggi, forse, le cose sono cambiate grazie anche al progresso della scienza che ha risposto ad alcune domande, ma la superstizione, la fortuna e la sfortuna non sono mai passate.

Ma cos’e la fortuna?

Il concetto di ‘fortuna’ varia in base al contesto sociale, a quello religioso e/o filosofico.

Nell’antichità, l’uomo nel momento di scegliere credeva di  trovarsi davanti al “bivio della Sorte”, a sua volta diviso in due strade: quella positiva, ovvero la fortuna, e quella negativa, ovvero la sfortuna. Poi, il Caso sceglieva la via.

Il richiamo alla fortuna era talmente forte che, attraverso i secoli, gli uomini si sono rivolti alle divinità costruendo altari, creando talismani porta fortuna, arrivando anche a interpretare i numeri e gli eventi atmosferici.

Oggigiorno, nella società di massa, la superstizione non è sparita, basti pensare a una partita di calcio o semplicemente a una partita a tombola dove per vincere si può arrivare a “chiamare” persino i numeri.

Come nell’antichità, ci piace pensare che la Sorte sia un qualcosa di vero ed esistente.

Ovviamente, anche nell’arte, non mancano le rappresentazioni e allegorie della fortuna.

L’allegoria della Fortuna è un’ opera di Giovanni di Niccolò Luteri, detto comunemente Dosso Dossi (1474-1542), dipinta dal 1535 fino al 1538 con la tecnica dell’olio su tela e dalle dimensioni di 178×216,5 cm. Conservata presso il Getty Museum di Los Angeles, l’opera è stata riscoperta solo nel 1988.

Sono raffigurate due persone, un uomo e una donna, illuminati contro uno sfondo scuro. Le sembianze dei due personaggi ricordano quelle delle divinità romane.

La figura femminile regge una cornucopia ricca di frutta, tipico attributo della dea romana Fortuna, e calza solo un sandalo (rievocando il mito di Giasone); è seduta su una grande bolla, in procinto di scoppiare per il peso esercitato.

La figura maschile, dall’aspetto di un giovane atleta, invece, personifica il Caso e tiene con una mano un mazzo di biglietti per la lotteria, gioco già in voga in quel periodo, e sotto un’urna contente i numeri per mescolarli durante un’estrazione.

Gianmarco Galieti 

Foto dal web

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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