Destino liquido

Giulia Tagliaferri, Locomotiv

2069. La Terra è l’unico pianeta che conosco perché è dove sono nata, mi hanno detto che esistono altre per-sé, esseri di altre galassie che riescono a trattenere i propri istinti poiché dotati di autocoscienza, ma non li conosco. Èproprio per questo che sopravviviamo, le altre specie inferiori non hanno resistito alla grande siccità. Anche tra di noi c’è stata una selezione naturale, alcuni peggio di altri non sono riusciti ad adattarsi al cambiamento, ai nuovi bisogni fisici e mentali; altri non sono riusciti, pagando o rubando, a procurarsi il vaccino.

Ricordo vagamente mia nonna che per tirarmi su di morale, mi diceva: “Non preoccuparti, hai solo 20 anni, che vuoi che sia un piccolo intervento”. Èstato solo l’inizio. Hanno asportato una parte di me, anticorpi impazziti attaccavano il corpo che li aveva fecondati, una pillola per attaccarli e poi, un’altra, per rendere il sangue più fluido, dicevano che il nostro corpo è un fiume dove l’acqua deve poter scorrere per essere pura.

Dopo qualche anno mi resi conto che non ero l’unica, altri ragazzi avevano problemi, anche i bambini. Mia nonna diceva che prima non era così.

Venti anni fa ci dissero che il clima era definitivamente cambiato, avevamo raggiunto il punto del non ritorno. I governi inefficienti, l’egoismo, l’egocentrismo, la bramosia di avere potere per governare un vuoto di cui restava solo l’etichetta, avevano portato alla totale inconcludenza di opere per la collettività e quelle che c’erano si sono sciolte: ponti che schioccavano, valanghe che scivolavano, tornado che dall’America schiantavano tutto fino in Asia passando per l’Europa con la loro danza acida sinuosa e scrosciante. E l’inquinamento, raccolte differenziate nelle case e indifferenziate nelle acque dove finivano, l’acqua da bere era diventata rara e possibile solo in laboratorio con l’aggiunta di additivi per supportare il corpo. I nostri corpi divennero sempre più immuni ai bisogni fisiologici, ma comunque vivi, così si dice se non sbaglio.

 

Martina Sciotti

Foto di Giulia Tagliaferri

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