“La realtà non è mai come la si vede: la verità è soprattutto immaginazione.”
(R.Magritte)
Nello specchio si intrecciano scene di vita quotidiana tra sogni, sguardi ed emozioni.
Lo specchio è una finestra aperta su noi stessi e sulla prospettiva del mondo esterno che ci circonda.
Tenete presente che inizialmente, con l’assenza della fotografia e di tutte le tecnologie presenti nei nostri tempi, era solo grazie allo specchio che ogni persona aveva la piena autoconsapevolezza della propria esistenza fisica ed estetica. Ma quando è nato lo specchio?
Lo specchio viene prodotto a Venezia nel XIV secolo. Per il materiale e la produzione il prezzo era molto alto, poiché era considerato un oggetto di lusso. Successivamente, si introdussero tecniche di produzione e materiali più contenuti e i prezzi si abbassarono. Così, lo specchio entrò in tutte le case.
Da sempre, il concetto di specchio come oggetto riflettente ha suscitato mistero e curiosità alle persone, ispirato scrittori e artisti a fare dello specchio una nuova dimensione della fantasia nella realtà, arrivando a spingersi addirittura oltre lo specchio.
Forse, oggi possiamo ritenere lo specchio come un precursore di internet e dei social: se ci pensiamo bene, lo specchio altro non è che il confine tra la realtà e il virtuale, o meglio tra realismo e surrealismo.
“La Reproduction interdite”, in italiano “La riproduzione vietata”, è un’opera di René Magritte (1898-1967), eseguita nel 1937, con la tecnica dell’olio su tela, dalle dimensioni di 81,3×65 cm e conservata presso Museum Boijmans Van Beuningen a Rotterdam.
Magritte è ritenuto il padre del Surrealismo, uno dei tanti movimenti culturali tra le “avanguardie” del ‘900, nato poco dopo la fine della prima guerra mondiale in Francia.
Nell’opera, sono presenti un uomo davanti allo specchio e un libro. Lo specchio non riflette il viso dell’uomo, ma ne riflette le spalle. Chi fosse il personaggio ci viene detto dall’artista stesso: si tratta del poeta Edward James che ne fu il committente. Il libro rappresentato è di Edgar Allan Poe, “Le avventure di Gordon Pym”. La mancata rappresentazione del personaggio riflesso davanti allo specchio potrebbe significare che il soggetto del ritratto, Edward James, non avesse idea della sua vera identità, di chi fosse veramente. Il libro, invece viene riflesso normalmente perché non ha un’anima e non può essere in conflitto con sé stesso.
Gianmarco Galieti
Foto dal web