Dialogo di riflesso

Cos’hai da fissare?

Possibile che dopo tutti questi anni mi guardi con sufficienza, con distacco, indecisa e incurante se riconoscermi? Tu non sei più quella di una volta, quella che si soffermava a contemplarmi in attesa del verdetto, quella che cercava la mia approvazione e che, al mio cospetto, costruiva impalcature per legittimare la propria guerra interiore.

A volte passi e non mi degni di uno sguardo; altre volte, invece, ti soffermi e contempli il tuo volto, il tuo corpo; con delicata gratitudine, le tue mani percorrono i solchi del tempo e scorrono le cicatrici del vissuto, quasi fossero una mappa della vita in grado di condurti verso qualcosa di più grande, di migliore.

Oggi, non ti osservi per essere ma per raccontarti a te stessa.

E sorridi. Da tempo hai imparato a sorridermi di un sorriso sicuro, quasi beffardo: non richiedi compiacenza, ma ti affermi con la sicurezza e la determinazione di chi ha imparato a volersi bene e ad accettarsi.

E deridi. Corrughi la fronte per accentuare le rughe, ignori smagliature e imperfezioni e, quando ti faccio notare i capelli bianchi, ti limiti a spostare la riga.

La tua immagine nitida, senza ombre, non è più il centro del tuo esistere ma una mera trasposizione di un esterno, dell’involucro. Proprio come per i libri, non giudichi più dalla copertina ma guardi oltre, ti guardi dentro e non permetti di farti del male. Ti sei abituata a te stessa e, superando gli ideali della bellezza e della perfezione a tutti i costi, con indulgenza apprezzi il tuo campionario di difetti, consapevole che senza di loro non saresti la persona che sei.

Mi chiedo, con una certa dose d’incanto mista a invidia, come tu sia diventata colei che osservo.

Non trovo risposta. Dopotutto, gli specchi riflettono, non pensano.

 

Alessandra Rinaldini

Foto di Monica Toscani

Lascia un commento

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: