E così, ebbra di madida notte
si rivolta nella spessa coperta
persa in un’onda increspata
e si ritrova con meraviglia
colombe al posto dei piedi
dove pensava radici di prato.
Danza di notte come odalisca,
nera pupilla nell’occhio di Dio
che fissa tra le ciglia cuori assonnati.
La notte le è necessaria nel buio di senso
la corteggia nel velo dell’assenza ostinata
si affaccia sulla schiena del sonno
per chiudersi nel risvolto della sua nudità.
Non le basta evocarla in formule vuote
o sognarla in comode assoluzioni piene,
la notte la converte alla sua consistenza
spogliandola di ogni dolce fede fatua.
E lei volteggia in quel vortice vuoto
di liquida assenza di suono
rimbalza come algida biglia
sulla sponda del suo soliloquio
per perdersi ancora in un giro perfetto
di passi intrecciati verso l’eterno.
Francesca Castro
Foto di Lorenza Cabassi