“Mi piace tanto la maestra Giulia, racconta storie divertenti e ci fa fare bei giochi. Oggi ha portato una spada gigante, grigia come i suoi capelli, per tenerla Giorgio ha dovuto usare tutte e due le mani. L’ha data a lui la maestra e ha detto che solo per oggi Giorgio dovevamo chiamarlo Teseo. Abbiamo riso tutti, papà! Giorgio è buffo se si chiama Teseo! La maestra ha detto che Teseo, che però era Giorgio, con la spada doveva uccidere un mostro cattivissimo e brutto, che mangiava le persone. Ha detto che il mostro si chiamava Minotauro e siccome il più alto e più grosso di tutti è Davide, allora solo per oggi, il mostro sarebbe stato lui. Però doveva fare proprio una faccia brutta, con quelle smorfie cattive che ci rimprovera se le facciamo ai nostri amici. Noi abbiamo detto – È facile ucciderlo con quella spada grande! – E invece no. La maestra Giulia ha spostato tutti i banchi della classe e non si passava più da nessuna parte. Teseo, che però era Giorgio, stava da una parte e il Minotauro, che però era Davide, stava dall’altra. Teseo doveva andare fino dal Minotauro ucciderlo e poi tornare indietro. Noi abbiamo detto – È impossibile arrivarci! – Non poteva neanche passare sopra o sotto i banchi, allora la maestra ha detto che per riuscirci Teseo avrebbe avuto bisogno dell’aiuto di Arianna. Lei gli avrebbe dato un gomitolo di filo da legare al primo banco che avrebbe incontrato e poi lui lo avrebbe srotolato mentre camminava tra i banchi finché non arrivava dal Minotauro. Dopo averlo ucciso sarebbe tornato indietro seguendo il filo. Ho alzato subito la mano, papà, volevo tanto essere io Arianna, volevo tanto aiutare Teseo, cioè Giorgio, ad uccidere il mostro. Ma la maestra ha detto di no. Ha detto – No, Lucio, tu non puoi essere Arianna, Arianna è una donna. – E allora io le ho detto che posso farlo, che tu, papà aiuti sempre papà quando non trova le cose e poi lui torna da te. Volevo solo aiutarlo.”