Pianeti

«Quella è la costellazione del Cane Maggiore.»
«No, è impossibile. Il Cane Maggiore si trova vicino a Orione. Non si vede da qui.»
«Ma la app dice così. Se quella stella è Rigel…»
«Ma lascia stare queste app, non ci azzeccano mai.»
Un prato completamente deserto, una notte d’estate limpida, loro due distesi nel buio, un telescopio. Una vastità silenziosa che guarda indifferente dall’alto un pianeta alla deriva, osserva i microscopici esseri umani intenti alla lotta quotidiana al nulla, una lotta insignificante, e quasi ne ride. Sotto quella vastità ci sono anche loro, ognuno con i propri problemi, sogni, dolori. Due formiche sdraiate una accanto all’altra, senza osare toccarsi, rompere un equilibrio delicato, lo stesso in fondo che governa quei pianeti e quelle stelle alti su di loro.
C’è un silenzio quasi assoluto che avvolge ogni cosa, un silenzio lontano dalla frenesia della città, da tutte quelle luci che impediscono di guardare bene il cielo e tutti quei rumori, quel caos insensato che riempie ogni giorno le loro e le nostre vite. Vite precarie, vite che potrebbero essere spazzate via da un movimento sbagliato di quei corpi celesti così distanti, un’improvvisa follia fatta di elementi chimici impazziti, un loro capriccio che calcoli ed equazioni non possono controllare nella loro freddezza matematica.
«E se arrivasse la fine del mondo proprio in questo momento?»
«Non può arrivare in questo momento, ho ancora tante cose da fare, l’Universo non può farmi questo.»
«L’Universo se ne frega di te e delle tante cose che ancora vuoi fare.»
«Dai, cosa potrebbe succedere?»
«Qualsiasi cosa, per quello che ne possiamo sapere. Un’orbita ribelle, un meteorite arrabbiato, un buco nero che si è svegliato male questa mattina…»
«Hai paura?»
«Non so. È l’incognita alla fine che ci spaventa no? Il mistero. Il cambiamento.»
«E se il cambiamento portasse qualcosa di positivo? Un nuovo mondo, nuove stelle, nuove vite, un nuovo Universo. Forse più belli.»
«Bisognerebbe provare. Provare a spostare questi equilibri così precisi. Provocare delle reazioni. Vedere cosa succede nel bene e nel male. Senza paura.»
«Giusto. Bisognerebbe spostare questi equilibri. Senza paura.»
Le afferrò la mano.

di Francesca Marini

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