Facciamoci un selfie!

Selfie è solo un esempio delle parole che ci fotografano lo stato attuale dell’italiano: una lingua con meno rigidità normativa, condizionata dalla vicinanza tra scritto e orale, dal contagio dell’inglese e dall’influenza della sintassi di internet e dei social network. Del resto, oggi la scrittura on line, informale e rapida, è diventata il veicolo principale dei più recenti cambiamenti e delle maggiori innovazioni linguistiche, come negli anni ’60 la televisione favorì il passaggio dall’uso generalizzato del dialetto a quello di un italiano dell’uso medio. Si tratta di quello che G. Antonelli, studioso di storia della lingua, ha ironicamente definito e-taliano, come punto d’arrivo di una storia che dura da più di tre decenni ma anche come punto di partenza di una nuova consapevolezza, quella che ogni lingua è un organismo in continua evoluzione e pertanto mai perfetta. Le stesse regole grammaticali sono soggette a inevitabili cambiamenti nel tempo e di per sé il confine tra giusto e sbagliato è estremamente labile. L’uso ravvicinato delle due congiunzioni ma però, ad esempio, è considerato lecito da uno dei nostri maggiori linguisti, L. Serianni. Al di là ci ciò che è giusto, occorrerebbe valutare ciò che è adatto o meno a un determinato contesto, sulla base del grado di consapevolezza del parlante. Se si ama la propria lingua, non c’è peggior delitto di volerla seppellire viva. Di ibernarla in nome di una mai esistita età glaciale della perfezione: è forse questa la sfida più grande, quella di accettare i cambiamenti, mettendo da parte quell’atteggiamento catastrofistico sempre più ostentato soprattutto su internet (sic!) e che vede nella scrittura digitale l’inizio della fine della nostra lingua.

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